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CORTESIE PER GLI OSPITI
(THE COMFORT OF STRANGERS)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 21 giugno 1990
 
di Paul Schrader, con Rupert Everett, Christopher Walker, Natasha Richardson, Helen Mirren (Stati Uniti, 1990)
 
Per filmare una coppia inglese in crisi a Venezia, ed il suo incontro con un'altra coppia a dir poco destabilizzante, Schrader, come sempre, viaggia sul sicuro. Circondandosi, tanto per incominciare, con gente che conosce il fatto proprio: Harold Pinter, il grande sceneggiatore de IL SERVO o di LA FIDANZATA DEL LUOGOTENENTE FRANCESE, Dante Spinotti, il fotografo di Olmi come di Michael Mann, Angelo Badalamenti, il musicista di David Lynch, lo scenografo Gianni Quaranta, o ancora Giorgio Armani per i costumi.

Di Paul Schrader si è detto spesso che è un grande sceneggiatore oltre che saggista, ma minore regista. Ed è forse per questo che la prima impressione di STRANGERS è quella di qualcuno dietro alla camera che sembra darsi fin troppo da fare: movimenti incessanti della cinepresa, ed un'accentuazione di quella specie di curiosità dell'obiettivo che, certo, è benvenuta, purché non giunga a sovrastare altri interessi.

Cosi, la prima parte del film, con gli amanti che si perdono fra le stradine veneziane è di un simbolismo alquanto sottolineato: ma gli attori sono bravi (a cominciare dalla divina Helen Mirren di Greenaway...) e diretti con cura, Venezia è filmata con un orientalismo intelligente che le toglie (ed è già un exploit...) ogni aspetto cartolinesco, e le trame sottili di Pinter finiscono per affiorare. I personaggi di STRANGERS entrano allora a far parte di quella galleria pinteriana nella quale la sessualità serve ad esprimere il potere: l'indecisione del personaggio di Rupert Everett, l'ambiguità della coppia diabolica Walker/Mirren si affermano sempre di più come quelle due facce dello specchio che al cinema fu reso celebre da Cocteau.

La "curiosità" che spinge la coppia verso l'ambigua dimora degli ospiti diventa sempre di più quella che attira ogni individuo verso il proprio lato oscuro. Verso l'inquietudine per ciò che da sempre sembra sfuggirci.

Questo viaggio a Venezia - più che convenzionale - di una coppia middle-class alla ricerca della passione sfuggita, si mescola progressivamente con un'altra ricerca dei personaggi. Assai più infida : quella delle proprie pulsioni devianti. Con un finale a sorpresa che vuol trasformarlo, forse un po' tardi in un thriller dell'orrore, STRANGERS si afferma cosi come uno dei film più sfuggenti spiritualmente, ma controllati espressivamente dell'autore di AMERICAN GIGOLO.


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